Quivi adunque il sottilissimo umido che è per l’aria, invischiandosi a poco a poco al freddo del vetro, prima a modo di sottil panno lo vela, indi per l’avvenimento di nuovo umido in più grosse gocciole rammassato fluisce, e giù per lo dosso sfuggevole del cristallo sdrucciolando, a mano a mano distilla. Siavi per tanto un bicchiere alto a foggia di cilindro spartito in gradi, dove si riceva quell’acqua che geme dallo strumento. Ora evidentissima cosa è che, secondo che l’aria sarà più o meno incorporata d’umido, la virtù del freddo maggiore o minor copia d’acqua ne distillerà, la quale in più spesse o in più rade gocciole cadendo penerà più o meno a riempiere il luogo medesimo. Volendosi adunque far paragone d’un’aria con un’altra, s’osservi in quella che prima si vuol provare che parte di detto bicchiere in un determinato spazio di tempo si riempia; e poi gettata via quell’acqua, e trasportato lo strumento nel luogo la di cui aria vuol paragonarsi con la prima, s’osservi parimente in altrettanto tempo sin a che segno si sarà ripieno il bicchiere. Così ritrovata la differenza dell’umido che dalla prima alla seconda volta si sarà condensato in acqua, si averà prossimamente quella che si ritrova tra l’umido delle due arie paragonate.
Potremo ancora, con esporre all’aria questo strumento quando traggono venti, venire in cognizione quali di essi sieno più pregni d’umido; e quali più degli altri secchi ed asciutti. Così abbiamo noi trovato che quando regnano venti Meridionali, allora il cristallo suda dirottissimamente; imperocché l’aria è distemperatamente umida, forse per esser la maggior[1] parte del mare a noi meridionale.
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Meridionali
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