Onde per poter con facilità scorciare ed allungare il triangolo secondo che fa di bisogno, senz’aver ogni volta a sciorre e rilegar su ad alto i capi del filo, vien aggiunto il braccetto inferiore anch’egli di metallo, il qual va infilato per una staffa quadra nell’asta diritta dello strumento, in guisa da potere scorrere su e giù per essa, e fermarsi con una vite dove si vuole. Questo secondo braccetto è segato per lo lungo della sua grossezza e spaccato a modo di taglia, la quale rimettendosi o vero rannestandosi insieme per mezzo di due altre viti, viene a strignere in mezzo i fili del maggior triangolo, lasciando la parte o vero mensale superiore di quello immobile tra esso e ’l braccio di sopra. In questa maniera il triangolo minore, che spunta dalla strettissima commessura delle due parti della taglia, e quella ha per base, giuoca liberamente con le sue vibrazioni; le quali tanto verranno ad essere più frequenti quanto più corta sarà legata la palla, e per conseguenza sarà men alto il triangolo.
Qui par luogo di dire, che l’esperienza ci avea mostrato (come fu anche avvertito dal Galileo dopo l’osservazione che prima d’ogni altro ei fece intorno all’anno 1583 della loro prossima ugualità), non tutte le vibrazioni del Pendolo correre in tempi precisamente tra loro uguali, ma quelle che di mano in mano si accostano alla quiete, spedirsi in più breve tempo che non fanno le prime, come si dirà a suo luogo. Per tanto in quell’esperienze che richiedono squisitezza maggiore, e che sono di sì lunga osservazione, che le minime disuguaglianze di tali vibrazioni dopo un gran numero arrivano a farsi sensibili, fu stimato bene applicare il Pendolo all’oriuolo (8) su l’andar di quello che prima d’ogni altro immaginò il Galileo, e che dell’anno 1649 messe in pratica Vincenzio Galilei suo figliuolo.
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