Quest’altezza, quantunque pochissimo per esterni accidenti di calore e di freddo, e alquanto più per le stagioni varie e stati diversi dell’aria si sia osservata variare, come da una lunghissima serie di nostre osservazioni manifestamente appare, tuttavia per essere tali variazioni assai piccole, sarà da qui avanti denominata sempre dalla stessa misura d’un braccio e un quarto, come la più prossima di qualunque altra.
Lo spazio A F rimarrà voto d’aria, e ciò fia manifesto; imperciocché nell’inclinare tutta la canna A C, muovendola intorno al punto C come centro, vedrassi l’interno livello F successivamente muovere verso A, senza mai sormontare, anzi con rader sempre l’orizzontal linea F G, prodotta dal punto F, primo stato del mercurio nel sito perpendicolare della canna; la quale giunta che sia col supremo suo punto A a toccar la F G, resterà piena d’argentovivo, levatone qualche minima parte verso A dove si riducon mai sempre sopra il livello dell’argento sollevantesi, o aria della quale per avventura egli è pregno, o altr’invisibili aliti che ne svaporano. Questo si vede manifestissimamente ogni volta che nella canna s’introduce un po’ d’acqua; la quale nel farsi il voto salendo sopra l’argento discopre nel passaggio che fanno per lo suo mezzo que’ finissimi ribollimenti che da esso verso il voto s’innalzano, come in altro luogo si narrerà.
La stessa vacuità d’aria sarà dimostrata dall’acqua versata sopra l’argento D E; poiché nell’estrarre da esso la bocca C in modo che tuttavia rimanga nell’acqua, piomberà subito l’argentovivo, levandosi l’acqua in capo ed empiedone tutta la canna, purché questa non ecceda l’altezza di braccia diciassette e mezzo in circa, alla quale, come altrove si dirà, suol sostenersi l’acqua forse da quell’istessa potenza che sostiene a un braccio e un quarto l’argentovivo.
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