Pagina (39/165)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Avvertasi che in questa ed in altre simili esperienze, dove accade che i livelli dell’argentovivo così interni come esterni, o per la pressione di qualche fluido o per qualunque altra cagione mutino altezza, anche le lettere nella figura dimostranti tali operazioni si deono sempre intendere trasportarsi secondo il bisogno, e andar successivamente accompagnando i livelli dove essi di mano in mano si trovano.
     
      ESPERIENZA
     
      PER LA QUAL SI DIMOSTRA CHE DOVE L’ARIA NON PREMA, NON SOLAMENTE CON L’ARGENTOVIVO MA CON L’ACQUA ANCORA PUÒ FARSI IL VOTO IN QUALUNQUE ALTEZZA DI CANNA, BENCHÉ MINORE DI QUELLA ALLA QUALE ELL’È PER ALTRO SOLITA DI SOSTENERSI
     
      Sia il vaso di vetro A B di tenuta di sei libbre d’acqua in circa, la di cui bocca A sia capace della canna C D alta un braccio (25), (26) serrata in C ed aperta obliquamente in D. Abbia la medesima canna intorno ad E, dove incomincia a sopravanzare al vaso A B, due cerchietti di vetro in brevissima distanza tra loro, sicché la vescica F E G forata in E possa tra l’uno e l’altro fortissimamente legarsi. S’empia tutto ’l vaso A B d’acqua calda quanto la può mai reggere, e la canna C D della fredda, e infilata in essa dalla parte D una laminetta di vetro atta a chiudere la bocca del vaso A, vi s’immerga dentro, e arrovesciata in giù la vescica s’increspi e si leghi stretto intorno al collo dello stesso vaso, con averne prima cavata l’aria dalle suddette crespe. Quivi nel raffreddarsi l’acqua, s’andrà votando una parte del collo A I, e voterassi parimente (come nella precedente esperienza) la canna per un tale spazio come C K, dove arrivata l’acqua si fermerà senza più muoversi, se nuovo esterno accidente di calore o di freddo a caso non l’alterasse.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia Lorenzo Magalotti
di Lorenzo Magalotti
pagine 165

   





Abbia