Quivi fatto posare in piano, si troverà essersi l’argento sollevato dentro al cannello per alcuni gradi come in I. Questo alzamento dicono seguir parimente per la stessa cagione che nella descrizione del precedente strumento detto abbiamo: cioè perché l’aria bassa rinchiusa nello spazio A C G H adopera con maggior forza sopra il livello armillare dell’argento circondante il cannello, che non fa l’aria alta premente per la bocca F sopra il livello I. Quindi col sollevamento del piccolo cilindro I K seguir l’equilibrio tra questi due momenti.
TERZO STRUMENTO
Sia la palla di cristallo A (30) d’un terzo di braccio di diametro, ed abbia il collo B C lungo intorno a due terzi, diviso minutamente in gradi, e alquanto più grosso che non apparisce nella figura. Si metta nella palla tant’acqua quanta ne può capire la metà del collo C D, e serrata col disco la bocca C si tuffi nell’acqua della vescichetta E F, alla quale impedisca nell’empiersi la sua massima sferica dilatazione un peso a discrizione attaccato in F. Piglinsi poi le pieghe della vescica e leghinsi strettissimamente in E d’intorno al collo B C, avvertendo nell’atto di strignere a rinfonder acqua, facendola traboccare, per assicurarsi in tal guisa di non chiudervi dentro aria la qual poscia in qualunque modo alterandosi sconcerti e guasti la retta operazione dello strumento. Così ordinato il tutto a pié della torre, s’attacchi in G la palla allo spago mandato giù dalla cima, ed osservato il grado in cui l’acqua si livella, si tiri in alto; dove tornandosi ad osservare si troverà depressa per alcuni gradi come in H, e più o meno secondo il presente stato dell’aria e l’altezza maggiore o minore della torre.
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Piglinsi
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