Fu pensato per tanto a far quest’esperienza, con uno strumento da fiato, come quello che concepisce il tremore, non come il sonaglio dalla percossa, ma dall’empito che fa l’aria in uscirne. E perché sarebbe riuscito troppo difficile se non affatto impossibile il mettere un tale strumento in quel voto che può farsi con l’argentovivo, ci risolvemmo a serrarlo in un vaso l’aria del quale si cavasse per attrazione, secondo che ultimamente ha con mirabil felicità praticato il Boile per uso delle sue bellissime e nobilissime esperienze; tra le quali sovvennegli ancor questa, tuttoché allora non la mettesse in pratica per mancamento d’artefice atto a fabbricarne l’ordigno. Perché se bene in tal maniera non riesce forse di votar così perfettamente i vasi come si votano con l’argentovivo, in ogni modo s’arriva ad assottigliar tanto quell’aria, che dalla manifesta variazione che si vede apparire in quegli effetti, i quali dependono veramente dalla di lei ordinaria pressione, diventa poi assai facile il formar giudizio di quel ch’e’ farebbero nel perfetto voto. Noi diremo quello che ci è riuscito osservare, protestandoci di riferirlo più per dar a divedere il modo col quale abbiamo pensato di far quest’esperienza, che per quello che ci sia riuscito cavarne di certo e d’infallibile, potendo più tosto dire d’averla abbozzata che fatta.
Fecesi dunque un organetto, (49) come A B C D, a una sola canna co’ mantici in piedi, comunicanti col suo portavento cavato nella grossezza della stessa base B C. Questo chiudemmo in una scatoletta di rame F, (50) e introducemmo per la bocchetta G il manubrio H I (vedi fig.
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Boile
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