XLIX) impernandolo in K su la colonnetta o sostegno K L, dopo averlo inserito nell’anello M saldato a un ferruzzo. Questo passando di qua e di là ne’ fondi forati de’ suddetti mantici, e quegli abbracciando con sua rivolta, con mover poi in qua e ’n là il manubrio, or l’uno or l’altro di essi s’apre e si serra, mandandosi in cotal modo il fiato alla canna. Dipoi preso un girello di cuoio sottile forato nel mezzo, e fatta passare pel foro la bocchetta G gliela legammo intorno, e ripreso il giro esteriore di detto cuoio addosso al manubrio e quivi fortemente legato, si venne a far sì che rimanesse serrato il passo all’aria, e per la morbidezza e vegnenza del cuoio libero il moto necessario per mandare in qua e ’n là il manubrio suddetto. Così aggiustato il tutto e saldato squisitamente con mestura a fuoco l’incastro del coperchio E, cominciammo a votar l’aria della scatoletta con uno schizzatoio inserito a vite nella bocchetta di sopra N, (51) chiudendo a ogni cavata la chiavetta O, acciocché nello schizzar fuori per l’animella P (col ripignere in giù lo stantuffo) l’aria attratta, non potesse la medesima rientrar nella scatoletta, e render vana la fatica del votatore. In capo a molte attrazioni, quando la rimanente aria fu divenuta sì rara che il cuoio della bocchetta G tutto si rintanava nel vano di essa, e che la forza d’un robustissim’uomo nel tirar su lo stantuffo veniva meno, incominciammo a dimenare in qua e ’n là il manubrio per tramandar alla canna la sottilissim’aria[6] de’ mantici, e udirne il suono.
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