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      Noi per aver alcun lume della verità di questo discorso cercammo di vedere quel che seguisse nel voto di tal effetto.
     
      Fu per tanto preparata la solita palla come abbiamo detto farsi per mettervi dentro i pesci, cioè con la metà superiore piena d’acqua. Quivi s’immerse il sottilissimo cannello A B aperto sotto e sopra, infilato in un bottoncino voto di cristallo saldatogli con mestura all’intorno, e contrappesato in modo che lo reggesse ritto in su l’acqua. Serrata poi come s’è detto la bocca A C, (53) fatto il voto e fermata l’acqua intorno alla metà della palla, il cannellino rimase eretto sul livello di essa dal bottone in su, entrovi l’acqua fino in C. Turata poi col dito l’inferior bocca del vaso, perché la sopravvegnente aria non lo votasse, s’aperse la bocca A C per vedere se precipitando l’aria in su l’acqua, da questo maggiore e sì violento impulso ella facesse alcuna sorte di variazione nel suo primo livello C. Ma il fatto fu ch’ella non si mosse.
      Dubitavasi tuttavia dopo quest’esperienza che il bagnamento ricevuto da tutta la superficie interna del cannellino, quando tutto s’immerse nell’acqua avanti di fare il voto, servisse come di glutine al sottilissimo cilindro d’acqua C B, ond’egli anzi per appiccamento che per forza di pressione esterna vi si reggesse. Imperò fu risoluto che prima si dovesse assottigliare e distendere l’aria del vaso in cui voleva farsi quest’esperienza, acciocché la prima immersione veniss’a farsi con l’aria già dilatata e rara e col cannello asciutto, onde in esso non s’avesse ad innalzare altr’acqua che quella, cui la debol pressione della tenuissim’aria fosse stata valevole a sollevare.


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Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia Lorenzo Magalotti
di Lorenzo Magalotti
pagine 165

   





Turata