In essa dopo fatto il voto apparve una pioggia di bollicelle minutissime le quali, avvegnaché in gran copia fossero, venivano però assai rade, e l’acqua non ne perdeva sua trasparenza. Era il movimento loro per allo ’in sù, finché allentando a poco a poco la pioggia, l’acqua ritornò quieta com’era prima.
L’acqua tiepida subito fatto il voto incominciò furiosamente a bollire verso la sommità del vasetto, gorgogliando come fa la caldaia quando leva più alto il bollore. Aperta la palla e cavatone fuori il vasetto non parve che da tal bollimento se le fosse accresciuto calore.
L’acqua fredda fece quattro o cinque minutissime bolle, e poi fermossi senza far altra variazione.
Avvertasi che all’ingresso dell’aria esterna sì la pioggia delle bollicelle nell’acqua naturalmente temperata, come il bollore nell’acqua tiepida restarono immantenente.
ESPERIENZA
DELLA NEVE NEL VOTO
Si messe la prima volta un pezzuol di neve assai piccolo del quale, sceso l’argento, a gran pena si rivedde altro che l’acqua. Ci parve strana tanta velocità di struggersi; onde per meglio chiarirci se ne replicò l’esperienza con un altro pezzo maggiore formato rozzamente in cilindro e della maggior grossezza e lunghezza che potesse entrar nella palla. In questa dunque (com’ella fu piena d’argentovivo) si volle mettere il cilindro di neve, pignendolo a forza sotto l’argento. Ma essendo non so come scappato in mano a chi l’immergeva e sì ritornato a galla, si vedde che in quel solo atto d’immergerlo l’argento n’avea mangiata una gran parte, l’acqua della quale si vedeva tornare a galla sopra’l medesimo argento.
| |
|