Con questa dunque esaminandola ad ogni agghiacciamento si trovò sempre più dilatarsi; mercé che il purissimo metallo per la dolcezza e vegnenza della sua pasta veniva sempre più a distendersi e sottigliarsi. E forse se la palla fosse stata di getto sarebbe venuta ancor più; ma essendo di due pezzi saldati insieme ad argento finalmente si roppe, e lo squarcio principiato nell’argento della saldatura tirò innanzi per l’oro ancora.
ESPERIENZA
PER MISURARE QUANTA SIA LA FORZA DELLA RAREFAZIONEDELL’ACQUA SERRATA NELLO AGGHIACCIARSI
Per arrivare a questa misura fu pensato di far fabbricare una palla di metallo come l’altre, ma tonda; e secondo il nostro giudizio tanto più grossa che la forza della rarefazione non giugnesse a romperla, e questa empierla d’acqua, serrarla con la sua vite e metterla ad agghiacciare conforme al solito. Così dunque fu fatto; e da principio trovammo che l’acqua vi s’agghiacciava senza trasudamento e senza rottura apparente del metallo. Si rimesse per tanto la palla in sul torno, e procurando di mantenerle il più che fosse possibile la similitudine della figura, se n’andò levando per tutto uniformemente per dir così una sottilissima sfoglia. Ciò fatto si rimesse nel ghiaccio con dell’altr’acqua per la seconda volta, e né meno questa essendosi aperta quantunque si fosse agghiacciata, si ritornò tante volte ad assottigliarla con insensibili detrazioni, finché se le vedde fare un sottilissimo pelo. Questa medesima esperienza si replicò con tre palle, la più grossa delle quali era secondo il profilo segnato nella figura.
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