Quello per via di misura è tale. Si procurò di scegliere un cannello di vetro tirato più uguale che fosse possibile, e fattolo serrar da una parte l’empiemmo d’acqua fino alla metà, e lo ficcammo nella neve tritata minutissimamente e incorporata col suo sale finché ghiacciasse. Paragonate poi l’altezze del cilindro fluido e del cilindro agghiacciato aventi la stessa base, trovammo quella a questa aver la proporzione di 8 a 9.
SECONDA ESPERIENZA
Non ci parve che fosse da fidarsi di questa sola esperienza, giudicandosi poco men che impossibile il trovar un cannel di vetro (che finalmente non è tirato con altra regola che col soffio dell’artefice) così perfettamente cilindrico, che tanto o quanto non abbia delle disuguaglianze bastanti, ancorché minime, a render non così giuste le proporzioni che si pretendessero cavare dall’altezze de’ cilindri d’acqua in esso contenuti. Or per avere un vaso più regolare pigliammo in quello scambio una canna da pistola, e la facemmo ritirar talmente per di dentro, che se le venisse a dare quella più perfetta figura cilindrica alla quale per via di materiali strumenti si può arrivare. Di poi la chiudemmo dalla parte del focone (serrato anch’egli da una perfettissima vite) con una piastra spianata d’acciaio, e messevi da sei dita d’acqua vi cacciammo dentro un cilindro di legno di bossolo tornito a capello secondo la misura del vano della canna, e benissimo imbevuto d’olio e sego perché non avesse a inzupparsi. Come ve ne fu entrato tanto che la bocca ne rimanesse turata, voltammo la canna sottosopra acciocché l’acqua ricadesse tutta sulla base del cilindro, ed aperto il focone cominciammo a calzarla sul medesimo cilindro fìntanto che non vedemmo l’acqua schizzar fuori dal focone.
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