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      Allora lo richiudemmo con la sua vite; e raddrizzata la canna (avendo già segnato prima di mettervi l’acqua dove il piano della bocca di essa canna segava il cilindro di legno cacciato fino in fondo) segnammo dove lo segava coll’acqua; il che fatto la stivammo nella neve rinforzata gagliardamente di sale e spruzzata d’acquarzente, la quale, come oramai ognun sa, fortifica mirabilmente la virtù del ghiaccio nel congelare. Come vi fu stata lo spazio di 12 minuti in circa, il segno che radeva la bocca s’incominciò a vederlo sollevato quant’è grossa una piastra, e in brevissimo tempo salì la grossezza di due altre piastre, dopo di che non si mosse più, per molto che si procurasse di crescer il freddo con rifonder neve e sale in gran quantità. Cavata finalmente la pistola dopo una gross’ora, la trovammo così fredda che appena si poteva comportar in mano, onde c’immaginammo ch’ell’avesse il ghiaccio dentro; di che ci fu maggior argomento il vedere che, aperto il focone, a picchiar al muro il cilindro di legno non era possibile farlo andar più a dentro un capello, e salvo alcune stille minutissime che uscirono dal medesimo focone, non si vedde che tra la canna e ’l cilindro ne venisse su pure una gocciola; e tentatosi finalmente dal focone con uno spillo, si sentiva il ghiaccio formato. Con tutto ciò non sapremmo che ce ne dire, potendo esser con tutte queste cose che l’acqua non si fosse agghiacciata in tutte le sue parti, del che non ci potevamo chiarire per l’opacità della canna.


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Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia Lorenzo Magalotti
di Lorenzo Magalotti
pagine 165