Può anch’esser che l’acqua avesse trapelato per la vite del focone, onde scemata la di lei altezza nella canna, la base del cilindro fosse rimasta in asciutto. E finalmente può essere che l’acqua ricresca bene con sì gran proporzione quand’ell’ha campo libero da rarefarsi, ma serrata in un vaso com’era quivi faccia ancor essa com’ella può, agghiacciandosi con rarefazione assai minore. È detto serrata: imperciocché il cilindro era talmente confitto dentro la canna per l’inzuppamento ricevuto dall’acqua fittasi per quel grandissimo impeto tra le vene del legno, non ostante il difensivo dell’olio che anche da poi che il ghiaccio fu strutto e l’acqua uscita dal focone, non fu mai possibile di cavarlo né con tenaglie né con morse, onde bisognò ricorrer al fuoco abbruciandolo.
TERZA ESPERIENZA
Vedute le difficoltà che s’incontravano a voler arrivar questa proporzione per via dell’altezza de’ cilindri sopra la stessa base con la canna di metallo, ci voltammo all’altra del peso con una trasparente di vetro, e pesata l’acqua messavi per agghiacciare, e quella che si richiedeva per riempier tutto lo spazio occupato dalla medesima dopo seguíto l’agghiacciamento, trovammo, con bilancia che tirava a 1/48 di grano, il peso di quella al peso di questa stare come 25 a 28 1/19: proporzione niente o poco minore di quella prima trovata per via di misura di 8 a 9, che è la stessa che di 25 a 28 1/8. Veduto dunque un così grande avvicinamento di tali proporzioni, per non lusingarci col fatto tornammo per curiosità a replicar l’esperienza per via di misura, e questa ci tornò a dare la medesima prima proporzione di 8 a 9, con sicurezza che il peso non era variato punto; perché essendosi tenuta chiusa la canna di vetro mentre si faceva l’agghiacciamento, si trovò che l’acqua tanto agghiacciata quanto ritornata fluida dopo lo struggimento del ghiaccio, alle nostre bilance si mantenne sempre dello stesso peso.
| |
|