ESPERIENZE
INTORNO AL PROGRESSO DEGLI ARTIFIZIALI AGGHIACCIAMENTI,
E DE’ LORO MIRABILI ACCIDENTI
Il primo vaso di cui ci servimmo da principio a quest’esperienza fu una palla di cristallo (71) il diametro della quale era intorno a un ottavo di braccio, con un collo lungo un braccio e mezzo in circa, sottile e diviso minutamente in gradi. Dentro vi mettemmo dell’acqua naturale, e la facemmo arrivare intorno a una sesta parte del collo. Messa poi la palla nel ghiaccio col suo sale, conforme al solito di quando si voglion fare agghiacciare i liquori, cominciammo ad osservare con puntualissima attenzione tutti i movimenti dell’acqua ponendo mente al suo livello. Già sapevamo per innanzi (e lo sa ognuno) che il freddo da principio opera in tutti i liquori ristrignimento e diminuzione di mole, e di ciò non solamente n’avevamo la riprova ordinaria dell’acquarzente de’ termometri, ma n’avevamo fatta esperienza nell’acqua, nell’olio, nell’argentovivo ed in molt’altri fluidi. Dall’altro canto sapevamo ancora, che nel passaggio che fa l’acqua dall’esser semplicemente fredda al rimuoversi dalla sua fluidità e ricever consistenza e durezza con l’agghiacciamento, non solo ritorna alla mole ch’ell’aveva prima di raffreddarsi, ma trapassa ad una maggiore, mentre se le veggon rompere vasi di vetro e di metallo con tanta forza. Ma qual poi si fosse il periodo di queste varie alterazioni che in essa opera il freddo, questo non sapevamo ancora, né era possibile d’arrivarvi con agghiacciarla dentro a vasi opachi, come quei d’argento, d’ottone e d’oro, ne’ quali s’era fin allora agghiacciata: onde per non mancare di quella notizia, che parea esser l’anima di tutte quest’esperienze, ricorremmo al cristallo ed al vetro, sperando per la trasparenza della materia d’aver presto ad assicurarci come la cosa andasse, mentre si poteva a ciascun movimento che fosse apparso nell’acqua del collo cavar subito la palla dal ghiaccio, e riconoscer in essa quali alterazioni gli corrispondessero.
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