SALTO DELL’AGGHIACCIAMENTO disegna il grado al quale viene scagliata l’acqua con massima velocità nel punto dell’agghiacciarsi.
Si disse che dopo questa fuga l’acqua non si para in un subito, ma seguita a sollevarsi con un moto anch’egli assai veloce, benché meno incomparabilmente di quello che lo precede. Di questo strascico di moto non s’è tenuto alcun conto, non derivando egli da altro che dal proseguimento della rarefazione del gielo già fatto, o per meglio dire del ghiaccio abbozzato dentro la palla, di man in mano ch’ei va indurandosi dopo la furia di quel primo impeto. Si è chiamato gielo e abbozzamento di ghiaccio, essendo egli (come abbiamo riconosciuto a romper le palle) da principio assai tenero e simile al sorbetto quand’è un po’ troppo serrato, poiché non è altro in sustanza che il primo fermarsi de’ liquori. Quindi avviene che questa maniera d’agghiacciamenti non chiarisce quanta sia l’ultima rarefazione de’ fluidi fortemente agghiacciati, non potendosi, per salvar la palla dal rompersi, lasciar ch’e’ s’agghiaccino interamente, e che il ghiaccio fatto acquisti la sua intera durezza.
Diremo ancora come per usare tutta la possibil diligenza averemmo voluto in ciascuno agghiacciamento il riscontro del termometro e dell’oriuolo col pendolo, a fine di veder col termometro con quali gradi di freddezza, e con l’oriuolo in che tempi accadesse a’ liquori ciascuna delle sopraddette alterazioni: fu perciò nella stessa cantinetta tenuto a canto alla palla un termometro di 400 gradi: (73) ma dall’aver trovato grandissime disconvenienze sì ne’ gradi del freddo mostrati dal termometro, sì negli spazi orari dati dalle vibrazioni del pendolo, ci accorgemmo che l’impossibilità d’applicar sempre tanto alla palla quanto al termometro le medesime circostanze di ghiaccio e di freddo, per l’irregolarità de’ pezzi del medesimo ghiaccio e per la varia dose del sale, impossibile a distribuirsi sempre ugualmente nello stesso modo, averebbe sempre tornata vana ogni nostra diligenza.
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