Avanti d’uscire di questo discorso non è da tacersi una bagattella osservata quest’anno, che per bagattella che sia non lascia di far qualche giuoco all’opinion di costoro. In un bicchiere posto la sera al sereno trovammo la mattina che tutta l’acqua s’era agghiacciata, e in su la parte più elevata della sua superficie aveva una punta di ghiaccio alta un dito, come una scheggia di cristal di monte aguzza e sottile. Questa verisimilmente non fu altro che l’acqua venuta fuori su la prima crosta nell’agghiacciamento del bicchiere, e quivi rimasta presa tra essa crosta e quel primo velo che di lei fece il freddo nel cominciare ad agghiacciarla; il qual velo poi rompendo con impeto, e in vicinissima disposizione a ricever l’agghiacciamento, uscita in zampillo nella freddissim’aria gelò in quell’istante senz’aver tempo di ricadere.
SECONDA ESPERIENZA
Abbiamo anche provato ad agghiacciar l’acqua nel voto fatto con l’argentovivo: e per farne paragone con quello fatto nell’aria mettemmo dell’acqua in un vaso simile a quel del voto. Lasciatigli così per tutta la notte trovammo la mattina tutt’e due l’acque agghiacciate; con questa differenza però, che il ghiaccio fatto nel voto ci parve più uguale e più duro e men trasparente e meno poroso dell’altro; ed esaminandosi qual de’ due fosse più grave in ispecie, si trovò essere quel del voto. Il modo di chiarircene fu col mettere due pezzetti de’ due ghiacci torniti a foggia di cilindro, e di mole prossimamente uguale nell’acquarzente, sulla quale infondendo vin rosso, vedemmo il ghiaccio fatto nell’aria sollevarsi dal fondo prima di quel del voto, e sollevato ch’e’ fu, galleggiò sempre piu leggiero e più snello secondo che il vino n’inghiottiva assai meno dell’altro.
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