TERZA ESPERIENZA
Avendo noi messe ad agghiacciare in diverse caraffe dell’acqua naturale stillata, in tutte abbiamo trovato ch’ella s’agghiaccia più limpida e più trasparente dell’acqua ordinaria. Solamente nel mezzo fa quant’è una nocciuola d’un ghiaccio più opaco e più biancheggiante del rimanente, dintorno al quale scappano per ogni verso come tante reste d’un ghiaccio della medesima qualità. In somma, per darne una perfettissima similitudine, pareva in ciascuna caraffa un riccio di castagno diacciato in un pezzo di cristal di monte, in quella guisa che si veggon talora rimaste prese nell’ambra gialla o Mosche o Lombrichi o Farfalle, o nel cristallo medesimo de’ fili d’erba o di paglia o altre materie.
QUARTA ESPERIENZA
Per veder l’agghiacciamento dell’acqua di mare mettemmo una sera due bicchieri pieni di essa al sereno, in un tempo che il termometro di 50 gradi era a 9. In capo a un’ora trovammo che uno di essi, che fu il più scemo, avea cominciato a diacciare, ma con modo alquanto differente da quel dell’acqua ordinaria, mentre in esso pareva che fossero state messe in gran copia scagliuole di talco sottilissimamente sminuzzato. Queste toglievano la trasparenza all’acqua e le davano una debolissima consistenza qual ha il sorbetto che si piglia in gielo la state allorché mancandogli esteriormente la neve si va struggendo. Di lì a poco tornatosi ad osservare si trovò alquanto più fermo, secondo che la moltiplicazione delle scagliuole avea diminuite le parti fluide dell’acqua.
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Mosche Lombrichi Farfalle
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