In una tazza d’oro sparsa osservammo un effetto che debb’essere universale in ogn’altro vaso, benché in alcuni a cagione della figura si renda meno osservabile. Questo si è che, cessato il fumo, quella crosta di ghiaccio incominciò a piovere a mo’ di rugiada un gielo finissimo, come polvere di vetro pesto, e durò infinattanto che, risoluto il ghiaccio nella tazza, anche quel sottil panno esteriormente gelato finì di liquefarsi.
Quel fumo che si dice levarsi dal ghiaccio pare assai diverso da quello che si produce da alcuna cosa che arda; anzi egli è assai simile alla nebbia mattutina che si sollevi.
NONA ESPERIENZA
Ci venne voglia di sperimentare se uno specchio concavo esposto ad una massa di 500 libbre di ghiaccio facesse alcun sensibil ripercuotimento di freddo in un gelosissimo termometro di 400 gradi, collocato nel foco della sua sfera. La verità è ch’ei cominciò subito a discendere, ma per la vicinanza del ghiaccio rimaneva dubbio qual freddo maggiormente lo raffreddarse, o il diretto o il riflesso. Questo si tolse via col coprir lo specchio, e (qualunque se ne fosse la cagione) certa cosa è che l’acquarzente cominciò a risalire immediatamente. Con tutto ciò non ardiremmo affermar positivamente che ciò non potesse allora derivare da altro che dalla mancanza del riverbero dello specchio, non avendone noi prese tutte quelle riprove che sarebbe bisognato per ben assicurarsi dell’esperienza.
ESPERIENZE INTORNO A UN EFFETTO DEL CALDO E DEL FREDDO NUOVAMENTE OSSERVATO CIRCA IL VARIARE L’INTERNA CAPACITÀ DE’ VASI DI METALLO E DI VETRO
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