In somma che il vaso, come il primo trovato dal caldo o dal freddo, dilatandosi o ristrignendosi anch’egli il primo, sia la vera cagione dell’apparenza di salire o di scendere, secondo ch’ei divien più ampio o più stretto al liquore ancor vergine delle qualità dell’ambiente. Tale immaginazione ci fu anche resa più verisimile dalla seguente esperienza.
ESPERIENZA
PER LA QUALE SI ARGOMENTA, CHE IN QUELLO ISTANTE CHE IL CALDO O ’L FREDDO ESTERNO DILATA IL VASO O LO STRINGE, NON SIA PER ANCHE ALTERATA LA NATURAL TEMPERIE DEL LIQUOR CHE V’È DENTRO
Si chiusero in una palla di vetro (74) piena d’acqua parecchie palline di smalto vote e sigillate alla fiamma. Erano queste, mercé dell’aria rinchiusavi, temperate tutte prossimamente alla gravità in ispecie dell’acqua, onde le gallegianti per ogn’alito di caldo discendevan per essa, e quelle di fondo per ogni minima accessione di freddo si sollevavano. Sospeso in aria questo strumento e lasciate prima quietar le palle, cominciammo a presentargli per di sotto catinelle d’acqua ora calda ora fredda mescolata con ghiaccio minutamente trito, e comecché per l’applicazione de’ diversi ambienti s’osservassero nel livello i soliti effetti d’abbassarsi all’entrata del bagno caldo e di sollevarsi a quella del freddo, non si vide però mai nel tempo che tali effetti seguivano, che quando l’acqua appariva ristrignersi, le palle sommerse, si levassero a galla, né che quando la medesima parea rarefarsi calassero a fondo le galleggianti; ma queste scendere e quelle innalzarsi allora solamente osservavasi, quando l’acqua dopo essersi abbassata al primo ingresso nel caldo ritornava a salire, e dopo sollevata all’entrar nel freddo tornava ad abbassarsi.
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