TERZA ESPERIENZA
CHE DISCOPRE PIÙ CHIARAMENTE LA FACILITÀ DEL CRISTALLO A STRIGNERSI E DILATARSI PER VIRTÙ DI CALDO E DI FREDDO
Fu fatta (81) una ciambella vota di cristallo d’un braccio di diametro con due imbuti, acciocché mettendosi per uno un liquore, l’aria se ne potesse più comodamente uscire per l’altro. Sopra questa aggiustammo a tocca e non tocca con le sue estremità una croce formata di due verghette di smalto, e poi empiendo la ciambella d’acqua calda, secondo ch’ell’andava dilatandosi la vedevamo sensibilmente all’occhio andarsi discostando or dall’una or dall’altra delle verghette, imperciocché non tutte vi s’attenevano ugualmente; fintanto che rimosso da ciascuna il sostegno, restando in aria la croce venne a cader sulla tavola dentro il giro della ciambella. Votata di poi l’acqua calda e messavi della scolatura di ghiaccio salato, vi si ritornò a metter su la croce, la quale non solamente tornò a reggervisi, ma vi posava con più vantaggio di prima.
QUARTA ESPERIENZA
PER RICONOSCERE IL MEDESIMO EFFETTO DE’ METALLI
Si piegò una sottil piastra di stagno (82) a guisa di staffa, e si sospese in tal maniera che le sue estremità stessero rasente il piano sottoposto, sul quale si segnarono due lineette dove appunto le suddette estremità sarebbero andate a ferire se si fossero prolungate. Allora mettemmo su la piegatura della staffa un carbone acceso, e riguardando attentamente a una delle punte vedevamo a poco a poco scoprire la lineetta, ritirandosene quella per all’indentro.
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