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      Non per questo però dee riputarsi fallace la sperimental via nell’inchiesta de’ naturali avvenimenti; perché se bene alle volte non s’arriva con essa a toccare il fondo della verità che primariamente si ricerca, vuol esser gran cosa che non ne dia de’ barlumi o non discopra intorno ad essa la falsità di qualche contrario supposto. Ciò appunto è accaduto a noi nel ricercare se l’acqua patisca compressione come fa l’aria; nel qual tentativo, quantunque per la fiacchezza degli strumenti di cristallo, resi per lo più necessari dalla lor trasparenza, non siamo arrivati all’intera cognizione del vero, siamo per lo meno ammaestrati non potersi l’acqua per massima forza comprimere, ed abbiamo imparato che una violenza possente a ridurre una mole d’aria in uno spazio trenta volte minore di quel che prima occupava, la medesima non solamente trenta ma cento e forse mille volte maggiore non ristrigne una mole d’acqua pur un capello o altro minore spazio osservabile, più di quel che richiede la sua natural estensione. I modi che abbiamo tenuto per chiarircene sono i seguenti.
     
      PRIMA ESPERIENZA
     
      Sieno all’estremità de’ due cannelli di cristallo (88) A B, A C due palle parimente di cristallo, l’una maggiore dell’altra. Empiansi ambedue questi vasi d’acqua comune sino in D E, ed annestandogli insieme alla lucerna s’avverta a lasciar libero nella saldatura il passaggio all’aria, e a tirar più lungo che sia possibile il beccuccio A F, il quale si lasci aperto. Di poi s’applichino a tutt’a due le palle due bicchieri pieni di ghiaccio sminuzzato in cui rimangano sepolte, perché ristrignendosi l’acqua entri nel vano del cannello quella più aria che sia possibile.


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Saggi di naturali esperienze fatte nell'Accademia del Serenissimo Principe Leopoldo di Toscana e descritte dal Segretario di essa Accademia Lorenzo Magalotti
di Lorenzo Magalotti
pagine 165