Anzi per meglio caricarnelo si vada per un pezzo strofinando esteriormente con pezzuoli di ghiaccio tutto il sifone D E, acciocché ristrignandosi di man in mano per opera del freddo l’aria che v’entra dall’orifizio F, ne venga successivamente della nuova, sì che sigillandolo poi alla fiamma vi rimanga stivata e stretta. Sigillato ch’ei sarà si cavi di sotto ’l ghiaccio la palla B, e temperatala prima nell’acqua tiepida, si tuffi nella calda, e da ultimo nella bollente; seguitando però a tener sempre immersa la palla C nel ghiaccio per trattener l’acqua di essa in istato di massimo ristrignimento. Sia questo nel punto E, oltre il quale cercherà di comprimerla il cilindro d’aria G E, ridotto all’estrema densità dalla forza dell’acqua sormontata in G, per la rarefazione operata in lei dal calor dell’acqua, che si suppone bollire attualmente intorno alla palla B. Ora se l’acqua patisce compressione doverà cedere di qualche grado al cilindro d’aria premente, abbassandosi sotto il punto E; ma a noi è succeduto altrimenti; perché quando l’acqua in E è stata veramente ridotta allo stato del suo massimo ristrignimento, la forza dell’aria G E premente non ha guadagnato nulla, e innanzi ha fatto crepar il fondo della palla C che ritirare un pelo il livello E. E quando, per accrescer maggior fermezza allo strumento, abbiamo fatte le due palle di rame, nondimeno l’acqua della palla C ha retto tra la saldezza del metallo e ’l momento della forza premente con insuperabile resistenza in E, facendo più tosto scoppiare il sifone il quale, per iscoprire gl’interni movimenti dell’acqua non si può far altro che di cristallo, e s’annesta perfettamente al rame col mastice o con la solita mestura a fuoco.
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