Da queste adunque apparirà come la virtù magnetica né si frange né s’invigorisce dalla diversità de’ fluidi pe’ quali ella penetra; attrae bensì da varie distanze, ma ciò fa ella secondo che il mezzo più leggiero o più grave alleggerisce più o meno l’ago che per entro vi nuota, onde la stessa forza e virtù lo muove più da lontano o dappresso; mentre s’osserva che le diverse distanze da cui egli si fa incontro alla Calamita hanno fra loro la proporzione reciproca della gravità in ispecie de’ fluidi, cioè degli alleggerimenti dell’istess’ago. Quindi tra i liquori cimentati fu massima la distanza da cui fu tratto nell’acqua salsa, minore nell’acqua ordinaria, meno nell’acquarzente e minima nel comun mezzo dell’aria.
Avvertasi che a replicar quest’esperienza in diversi tempi potrebbe accadere che queste distanze da una volta a un’altra si variassero, ma è da considerare se ciò possa nascer da accidenti estrinseci, come sarebbe la diversa temperie dell’aria, l’ago più rugginoso o più terso, o la vicinanza accidentale di qualche ferro che alteri o disvii in qualunque modo la direzione della virtù magnetica, e altri simili. Però fu da noi fatta sempre quest’esperienza sopra una gran tavola tutta collegata insieme con tenace colla e con biette e zeppe di legno in cambio di chiodi; e l’osservatore, sì come ogn’altro che si fosse trattenuto in quella vicinanza, aveva sempre riguardo di posare ogni ferro che avesse indosso; essendosi manifestamente riconosciuto che l’accostarsi alla tavola con chiavi o coltelli in tasca alterava subito quegli effetti che, rimossa di quivi ogni sorta di ferro, ci tennero sempre il fermo.
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Calamita
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