SECONDA ESPERIENZA
L’olio di tartaro non solamente nell’acque ma ne’ vini ancora produce un simigliante effetto, conciossiacosaché per sua natural facoltade mondifichi (sì[13] come è noto) d’ogni estraneo permischiamento i liquori tutti, dividendo, per la residenza ch’ei fa, la pura sostanza loro da quello che v’è mischiato. Quindi avviene che quel che nell’acque è nuvoletta bianca or più alta or più bassa, secondo la loro diversa qualità e leggerezza, in tutti i vini bianchi da noi sperimentati apparisce sottilissima falda di color sanguigno, la quale, agitandosi il vino, perde il luogo del primo natural suo libramento, spargendosi uniformemente per esso. Ne’ vini rossi poi non fa altra mutazione che tignerli d’un color più cupo, che verso il fondo è ancor più carico.
Lo spirito di zolfo per lo contrario non solo non altera la natural trasparenza de’ vini, ma la restituisce a quelli a’ quali l’ha tolta l’olio di tartaro.
TERZA ESPERIENZALa tintura di rose rosse estratta con lo spirito di vetriolo, mescolata con olio di tartaro si tigne d’un bellissimo verde. Per poche gocciole di spirito di zolfo ribolle tutta in una schiuma vermiglia, e finalmente ritorna di color di rosa senza mai perder l’odore, né più si cangia per olio di tartaro che vi s’infonda.
Il miglior modo di cavar la tintura dalle rose per quest’esperienza è da noi stato ritrovato il seguente.
Si piglino foglie di bocciuoli secchi di rose rosse quant’un sol pugno soavemente premendo ne può capire; spicciolate si mettano in boccia di vetro con once una di spirito di vetriolo gagliardo col quale per lo spazio d’un quarto d’ora si diguazzino.
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