SECONDA ESPERIENZA
Accade un’altra cosa stupenda intorno al movimento del suono, come riferisce il medesimo Gassendo, che egli né per soffio di vento contrario si ritarda né per fiato d’aura favorevole va più veloce, ma sempre in uguale spazio di tempo con passo imperturbabile lo stesso cammino trascorre. Questo ancora abbiamo voluto confrontare con l’esperienza e l’abbiamo trovato verissimo in questo modo.
In tempo che tiravano Ponenti si fecero due spari di due pezzi, uno situato per Levante, l’altro per Ponente al luogo dell’osservazione, e ciascuno in ugual distanza da esso, onde questo era favorito, quello disfavorito dal vento. Nientedimeno l’un e l’altro trasmesse sempre in ugual tempo il suo suono agli osservatori, misurato il suddetto tempo da ugual numero di vibrazioni dello stesso oriuolo, avvegnaché l’oriental tiro giugnesse notabilmente più languido dell’occidentale.
TERZA ESPERIENZA
In occasione delle suddette esperienze cadde in animo a un nostro Accademico che, oltre all’esser ugualmente veloce il moto di tutti i suoni, potesse anch’essere equabile; meditando in fin dallora, sul fondamento di questa immaginata verità, acquisto di varie cognizioni non meno curiose che utili. Ma per chiarirsi prima se tal’equabilità veramente fosse, furon fatte le seguenti esperienze.
In distanza d’un miglio de’ nostri puntualmente misurato, che sono braccia dette volgarmente a terra tremila, si fecero far più tiri, cioè sei di spingarda e sei di mastio, in ciascun de’ quali dalla veduta del lampo all’arrivo del suono si contarono al dondolo dell’oriuolo intorno a dieci intere vibrazioni, ciascuna delle quali erano un mezzo minuto secondo.
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