TERZA ESPERIENZA
Per far qualche cosa in grazia dell’Antiparistasi empiemmo di ghiaccio minutamente trito un vaso di piombo, e messovi un termometro di 50 gradi lo lasciammo ridurre in stato di quiete che fu intorno a gr. 13 ½. Allora tuffammo il suddetto vaso in un catino d’acqua bollente, ponendo mente al termometro se in quell’istante che il ghiaccio veniva circondato dal suo contrario dava segno d’alcun risalto di maggior freddo con l’abbassarsi. Ma egli, per quante volte si reiterasse quest’esperienza, non fu mai veduto alterarsi d’un sol capello; come né meno si vide mai sollevare, quando per lo contrario ripieno il vaso d’acqua calda si tuffava nella ghiacciata: anzi che allora ben presto vedeasi cominciare a scendere, secondo che per l’acqua fluida gli arrivava più presto la qualità dell’ambiente che non faceva nella prima esperienza per mezzo ’l ghiaccio. E non è che non s’avessero tutte l’avvertenze acciocché l’aria circonfusa al termometro nell’immergere il vaso di piombo ne’ diversi ambienti non ricevesse alcuna alterazione da essi, essendo il suddetto vaso stato incastrato in un’asse che allargandosegli intorno per ogni verso toglieva ogni comunicazione tra ’l catino di sotto, dove rimaneva immerso, e l’aria di sopra; ma con tutto questo non s’arrivò mai a veder niente di più di quello che s’è narrato.
QUARTA ESPERIENZA
Per aver qualche lume se il raffreddarsi d’un corpo derivi da insinuazione d’alcuna spezie d’atomi particolari del freddo, sì come è opinione che per atomi di fuoco si scaldi, facemmo far due caraffe di cristallo uguali con un collo tirato all’estrema sottigliezza.
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Antiparistasi
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