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      Confesso che simili velleità premature sono talora il contrassegno d'una vera impotenza, quando non riescono, al fatto, argomento di presunzione meschina; pur, non di rado, ho osservato che offrono un lato buono; ma gran parte del segreto di riuscire consiste appunto nel tener dietro e coltivare le naturali attitudini. Bene, all'idea d'un mostricciuolo letterario unii l'altra, tanto ovvia e innocente, d'una dedicatoria, e questa nella persona del pietoso ammiratore di mia madre, Tomaso Giona, becchino del comune.
      - Da senno?
      - Del migliore del mondo. Epperciò, allestito con fuga scolaresca il lavoro, buttai giù la dedicatoria e attesi l'occasione. Se non che, rileggendo le mie pagine, fui preso da legittimo scrupolo per certe idee strampalate ed assurde, che m'ero permesso d'esporre sulla vita d'oltretomba. Nientemeno! Mi pentii della fatica sprecata e provai orrore al pensiero di commettere reati contro la repubblica delle lettere, deciso di buttare il manoscritto alle fiamme. Infatti, ebbi il buon senso di distruggerlo; ma tenni duro per la dedicatoria. Se non sarà questa volta, sarà un'altra - dissi tra me -; tutto consiste nel far accettare al Griso una dedicatoria qualunque; il tempo deciderà il come e il quando del lavoro: e così rimasi fermo nel mio proponimento.
      Un mattino d'autunno, egli ed io ce ne stavamo beatamente seduti al rezzo d'un faggio frondoso, dalla parte della collina. Un oceano di luce inondava i monti, e i campi, le frondi degli alberi s'agitavano liete allo spirare della fresca auretta, e le acque del fiumicello scorrevan festanti nell'angusto lor letto, mandando riflessi d'argento.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





Tomaso Giona Griso