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      Ti ricordi?
      Fece di sì col capo.
      - Quanto era bella Nalda! - sclamai sospirando.
      - Come un angelo del paradiso! Ma era una natura selvaggia e strana, non amava nessuno.
      - Lo dirai tu? - gridai stizzito.
      - V'ho forse offeso?
      Mi passai la destra sulla fronte come per riordinare le idee, e ripresi con calma
      - Io le aveva parlato solo poche volte, perchè era d'indole così timida e vergognosa, che, a strapparle di bocca qualche parola, ti prendea il sudore; ma al vederla provocava una certa irrequietezza, che mi metteva in impiccio. I suoi occhi neri, nerissimi, quella selva di capelli giù a cerfuglioni e l'aria sempre mesta e pensosa, m'inchiodavano come estatico dinanzi a lei. La riveggo ancora scendere giù dal monte a gran passi e correre quasi precipitando, le mani piene di timo e di semprevivi:
      «Ferma! ferma!» gridavo; e lei a ridere e, quasi temesse un agguato, giù a guadagnar la scesa. Più d'una volta la sorpresi a coglier viole lungo le ripe dei nostri campi; e talora, acquattato tra le siepi, la vidi immobile affisare a lungo e intensamente il tappeto variopinto del prato; parea che parlasse coi fiori e che i fiori le rispondessero voci arcane. Poi dava tutt'intorno occhiate irrequiete, atterrita; le sue pupille mandavan lampi, i suoi capelli si agitavano al fremere del venticello. Dio, com'era bella, allora, com'era bella, Nalda! Io mi sentiva tratto verso di lei, provavo come smania furiosa, avrei voluto abbracciarla e darle tanti e tanti baci, dirle e ripeterle sempre: «Ti amo, ti amo, ti amo tanto!


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





Nalda Nalda