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      Ei mi guardava come se avessi perduto il senno, tanto che sclamò indispettito:
      - Quando s'è morti, s'è morti!
      - Tu nol sai: nella morte è la vita; ascoltami. Prima di calarmi sotterra, mi acconcia bene il capo, chè non resti a disagio; e bada che le mani sieno conserte al petto naturalmente, sciolte. Ho sempre amato la libertà in vita, e l'amerò dopo morto. E ti assicura se m'han lasciato al collo la crocettina d'argento, preziosissimo dei ricordi materni e massima ricchezza mia; essa posava prima sul petto di lei, il privarmene sarebbe sacrilegio e maledizione. Non sono mai stato molto divoto delle immagini, salvo di quest'una che ne rammenta il Giusto assassinato per tutti,... l'Uomo della verità e dell'amore....
      Ancora. Farai opera pietosa d'alleggerirmi più che è possibile dai sassi, grossi e piccini, gittandomi sopra terra leggiera, da spianarsi facilmente, lasciando nel mezzo un piccolo colmo, su cui piantar la croce di legno, che rechi scritto il mio nome. Nè ti dimenticare, poi, di spargervi sopra fiori delle nostre campagne, e soprattutto viole, che Nalda solea cogliere lungo le ripe dei campi, o su pe’ monti, fiori e viole che il sabato essa rinnovava sull'altare della Vergine dei sette dolori.
      Giù, viole a piene mani; viole e viole!
      Te ne ricorderai, Griso?
      Silenzioso, s'asciugava gli occhi col dorso della mano.
      - Che hai? ritorni fanciullo?
      - Il torto è vostro; chi mai v'ha ficcato in capo di tali fandonie? Si direbbe che non avete il cervello a posto.
      - Per questo, non temere!


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





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