A tergo, scomparsa del tutto l'ampia vallata di Bardineto; e la pioggia cadeva fittissima sulla cima degli Alzabecchi e sulle creste pericolose di Subanco.
- Su, affrettiamoci, signori; via, per la stalla del capraio. Temo che la caccia sia ita.
- Non è ancora tardi, e il tempo può mutare.
- Sarà difficile....
- Perchè non ricoverarci invece nella tana vicina?
- Vi si sta a disagio, e con questa bufera....
- Dian retta a me; lesti, lesti all'ovile; là v'è legna e fuoco.
- Che ne sai tu?
- So che troveremo il pastore Ginepro.
Nessuno fiatò più. Si andava fra sterpi e nocciuoli, e la pioggia ne minacciava alle spalle. Chi avrebbe mai potuto immaginare un tempo sì brutto! Si udiva muggire sinistramente il vento sopra il Giovo, e gelide folate ne sospingevano innanzi.
- O senton que’ rumori sotterra? - osservò Pelacane impaurito.
- Sotterra?
- Vengono dal Buranco, son gemiti di dannati.
- Finiscila, babbeo.
- Gli scherni non fan ragione.
- Sei una grossa zucca. Odi forse i lamenti delle anime perdute?
- Dei morti in disgrazia di Dio, di coloro che irridono a’ sacramenti, o si uccidono di violenza. I loro cadaveri non potendo riposar nel sagrato, il diavolo li porta quassù a schiena d'asino per iscaraventarli nel Buranco.
- Smetti le chiacchiere; non senti, ora? La pioggia rinforza.
- Lesti sulla mie orme; dal pastore, dal pastore!
Si udiva lo schioppettìo della pioggerellina.
I cani gagnolavano.
Il dottore si calcò con dispetto il cappello in testa per assicurarlo dal capriccio di qualche brusca raffica; si procedeva di malumore, accresciuto da una nebbiaccia, che spulezzava a folate e parea mozzare il respiro.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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