Quando tutto fu allestito e assicurato, s'intesero sul modo della scesa e sopra i segni; poi si cominciò a mollare.
Immaginate l'ansia di quei giovanotti.
L'impresa parea facile perchè la carrucola andava come un orologio, e di tanto in tanto l'intrepido esploratore mandava su un saluto con un oh! un'ah! un viva!, come a dar segno di vita: poi, suonava il campanello di cui s'era provvisto. Trepidanti, i compagni rispondevano con voci allegre e allentando la gomena per evitare urti e scosse.
Giù, giù.
E gridavano:
- Va bene così?...
- Be.... ne!...
La corda scorreva.
- Ohhh!!!
- Viva!
- Bravo!
Din!... din!... din!...
- Senti come avvalla? Ce la fa! Ce la fa!
Giù, giù, giù.
- Ohe! E adesso?
Nessuna risposta.
Sostarono di botto.
- Oh?... Oh?...
Silenzio.
I cuori battevan forte; un di loro si stese bocconi presso il margine, tendendo l'orecchio.
- Mi par di sentire un lamento.
- Su! - gridan tutti; e su a trarre con forza.
Il corbello era pesante, ma saliva senza urti; ed essi a raddoppiar d'energia.
- Avrebbe ad esser vicino! Su, coraggio!
Lo chiamano a nome; e invano.
Compare il corbello.
- E lui? Dov'è?
- Eccolo! Eccolo!
Apparve tutto aggomitolato, inerte come piombo; ma adagio adagio e con gran cautela lo trassero a riva.
- O che sei morto? Che ha’ tu dunque,... rispondi?
Parve svegliarsi da un letargo; guardava in qua e in là come uno scemo.
- Ohe! T'han tinto di nero?
Era diventato un altro. Disteso su l'erba, respirava a stento; avea la faccia come un vecchio paiuolo, i capelli abbruciacchiati, gli occhi stralunati, e balbettava voci senza senso.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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