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      - E avanti per l'erta, verso il Buranco - aggiunse Ginepro con guardo provocante; la lanterna oscillava, e le corna parevano due serpenti.
      - Una storia spaventosa davvero! - sclamò serio il dottore.
      - Non ne intesi mai altra simile - disse il vicino.
      - Ne son certo - seguitava Ginepro; - bisogna essercisi trovati. A destra della groppa dondolavano le braccia e la testa del morto, a sinistra i piedi. Signore Iddio, che vista! Avrei voluto sprofondare, piuttosto che imbattermi in un incontro simile; e intanto l'asino si allontanava, su, su.... e il lumicino appariva, scompariva, qua e là. Quando arrivarono sul piano del Buranco, presero la china, e non vidi più nulla. Rimasi ad ascoltare con un raccapriccio. A un tratto, mi par d'intendere un grido, un tonfo,... poi un lamento; e tutto fu silenzio.
      Pieno di freddo, il capo intronato, tornai alla stalla, sedendo qui al focolare; mi sembrava d'aver fatto un sogno lungo e tormentoso. - Che notte! O Dio, che notte!
     
      - Mi scossi al chiarore d'un'allegra fiammata, e m'accorsi che Sansone stava seduto vicino a me.
      - Quando arrivasti, figliuolo?
      - Un momento fa.
      - O come, se io non t'ho sentito?
      - Eravate distratto, parlavate fra voi e non ho voluto disturbarvi; credevo pregaste; intanto ho riacceso il fuoco. Ma perchè non siete andato a dormire? Vi avevo pur detto di non star in ansia per me.
      - Non m'è riuscito prender sonno un istante. Che brutta notte, figliuolo!
      - Non ne ho mai visto una così mite e bella.
      Fui preso dalla stizza e stavo per dirgli se aveva perduto la testa; ma la mandai giù, e mi contenni.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





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