«Ch'ei voglia burlarsi di me? Non lo credo» pensavo; - gl'innamorati spesso non sanno quel che si dicono; l'amore accieca anche la gente matura. Gli chiesi, senz'altro, se avesse incontrato qualcuno per la strada, visto qualche lume, udito rumori.... E lo guardavo fisso come per indovinarne la preoccupazione o la cura di nascondere.... che so io?... qualche segreto.
- Eh, giusto! - rispose sorridendo e con aria canzonatoria - giusto! Chi volete mai che abbia incontrato? Una notte come questa.... Vi pare? Silenzio per tutto.
- Ho capito - dissi tra me - tutti così gl'innamorati.
- Casco dal sonno, e me ne vo a dormire; non venite, voi?
- Rimango ancor qui, non posso chiuder occhio: non lo sai ch'è la notte dei morti? Mi fa specie che tu....
- Io?... I morti quietano e stan meglio di noi, credete a me. - E salì al fienile senza più parlare.
Lo guardai con invidia, e mi posi a rattizzare il fuoco. «Sansone è un buon figliuolo e non ha pensieri molesti; beato lui!» - sospirai. - Poco dipoi l'udii russare come un mantice. Io, rimasi qui sin presso il mattino; e solo allora provai il bisogno di riposare.
Ginepro tacque, come assorto in mesti pensieri.
CAPITOLO VI.
Impiccio dei cacciatori ed entusiasmo ammirativo di Pelacane
- Il vecchio riprende la narrazione
- Agguato di Gemisto e lotta con Rosalba
- Caduta nel Buranco - Esplorazioni dal margine
- Aiuto - Salvamento.
Non vi saprei dire il nostro impiccio.
Il dottore si lisciava i baffi con gravità, i due genovesi strabuzzavano gli occhi a guisa di ossessi, io guardava con tenerezza scimunita Pelacane che, tutto contrito, pareva disturbato nella sua digestione.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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Pelacane Gemisto Rosalba Buranco Pelacane
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