Si sarebbe detto gli fosse giunto all'orecchio qualche strano indizio.
Mio figlio, preso da sùbita idea, si sdraiò bocconi sul terreno, strisciando sino all'estremità; poi con voce fortissima chiamò:
- Rosalba?!
Silenzio.
Il cuore mi batteva come un orologio.
Sansone trasalì, mi fe’ cenno di tacere, e di nuovo:
- Ro-sal-ba?!
Io respirava appena; egli ebbe un tremito.
- È lei! - gridò balzando in piedi - È lei!
Lo credetti impazzito.
- L'hai sentita? Non mi pare....
- Lo giuro! Lo giuro!
Piangeva dirottamente; frenando le lagrime, si sdraiò ancora bocconi; io lo teneva per i piedi perchè non scivolasse. Sporse il capo sull'orlo, e vociò:
Ro-sal-ba?...
- Che senti?
- Psit!
- San-so-ne....
Era un fil di voce, simile a lamento.
- È viva! È viva!
E di nuovo scattò su, fuor di sè, smanioso:
- Bisogna salvarla! Bisogna salvarla! o mi butto giù con lei.
- Che cosa avete? Ch'è stato? - gridarono tre gagliardi toiranesi, sbucando dal castagneto, i quali erano venuti sulla Zotta «a fare il giazzo(3)».
- Bisogna salvarla! - ripeteva mio figlio invasato - Bisogna salvarla! Presto! presto! presto!
- Ma spiegatevi in nome di Dio! Ch'è avvenuto?
In due parole gli dissi della disgrazia.
- Ci voglion corde; un momento. - E tutt'e tre scomparvero come lampo.
Alcuni minuti dopo eran tornati, portando lunghe e grosse suste, tutto il cordame dei loro muli.
Di nuovo, bocconi sul precipizio e con le mani facendo imbuto alla bocca, Sansone vociava:
- Stiamo attaccando le corde per liberarti; puoi aspettare? Ti reggi?
Si udì un filo di voce.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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Zotta Dio Sansone
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