A modo a modo si riuscì a trarli sul pendìo; eravamo spossati; immaginate lui!
- O cielo, ell'è morta!
- No, per Dio! no!
Priva di sensi e stesa sull'erbato, l'infelice respirava appena.
- Rosalba? Rosalba? - chiamava Sansone colmandola di baci.
La commozione ci togliea la parola.
Ginepro tacque; asciugandosi gli occhi col dorso della mano.
CAPITOLO VIII.
Rosalba - Effetti della sua sospensione sul Buranco -
La via dell'inferno - Dove, che cos'è l'inferno -
Apparizione inaspettata.
Lo confesso schiettamente: il racconto di Ginepro finì per eccitare in modo strano la nostra curiosità; se la storia delle apparizioni ci aveva fatto sorridere di pietosa indulgenza, quella di Rosalba ci rese più pensierosi e indecisi. Delle due, 1'una: o il capraio sognava a occhi veggenti, o i fatti, in sostanza almeno, avean la lor parte di vero. E poichè il nostro atteggiamento ispirava benevola confidenza, il vecchio riprese lena a seguitare:
- Ah, signori, se aveste conosciuto Rosalba a quel tempo! Di certo non era molto facile il trovare una bellezza come la sua. Statura giusta, occhi grandi e lampeggianti, denti piccoli e bianchi come l'avorio, e una voce,... una voce che toccava il cuore; di personale, poi, così svelta e leggiera che, correndo per queste balze, pareva avesse le ali. E intanto essa, ora, giaceva lì innanzi a noi, lungo distesa sulla china del Buranco, le vesti lacere, le mani sanguinose, il volto livido e nero. Che disgrazia! Che caso!
La sua salvezza fu un vero miracolo; nel cadere s'era impigliata per le vesti a una punta di scoglio che sporgea sull'abisso, e vi restò sospesa tutto il tempo che ci volle a trarla su.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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