- Per conoscere la verità non v'è che un mezzo: ch'ella faccia un salto nel Buranco; e noi verremo poi a trarlo su....
Non aveva ancor proferito le ultime parole, che dal fienile si udì un altro rumore, simile a un oggetto caduto.
Restammo di sasso.
- Ch'è stato? - si domandò in coro.
Un grosso sospiro fu la risposta.
Ginepro, pallidissimo e in apparenza tranquillo, guardava il fuoco sbraciato.
Una donna apparve in cima alla scala, e ne scese silenziosa.
Ci credemmo in balia di qualche incantesimo, tanto era profonda la nostra meraviglia.
Era di statura ordinaria con lineamenti regolari, portava una veste di lana, e avea la vita stretta da un busto di panno rosso, allacciato con nastri verdi. Calze di lana nera e scarponi forniti di bullette, secondo il costume dei pastori della Briga: i suoi capelli erano bianchi come la neve.
Più d'uno credette di sognare.
Scese, senz'alcun pensiero di noi, e si accostò al pastore, dicendo:
- Son pronta, posso andare.
- Ti senti bene, ora?
- Si.
Il vecchio la guardava fisso, affettuosamente.
- Ma il tempo?...
- Rischiara; così gli vado incontro.
- Verso il San Pietro?
Ella fece diniego col capo; e lui:
- Alla tana?...
- Forse,... sarà meglio.
E sollecita scomparve dall'uscio; Loff le tenne dietro.
Ginepro nascose la testa fra le mani, proferendo mestamente: «Povera donna! ti ci voleva anche il mal caduco,... ti ci voleva! Oh, la sventura del Buranco!»
Noi ci sentivano umiliati e confusi.
CAPITOLO IX.
Soliloquio di Ginepro -
Insistenza del dottore perché si finisca la storia -
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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