... son gente che ha del macigno, e crede poco. I più, di buona fede e timorati di Dio, attribuirono a un miracolo la salvezza di Rosalba; come credere altrimenti? Molti però ne risero sotto i baffi: era una delle solite malizie de’ pastori, dicevano. Si sa; nel mondo ce n'è di tutti i colori, ma i fatti parlavano chiaro e quando il sole splende al mezzodì, non si può dire ch'è la luna. La ragazza aveva i capelli bianchi come la neve, come li ha adesso; se ne voleva di più? Però, a interrogarla non c'era pericolo che parlasse, veh! Aveva una sola risposta per tutti: «Io devo solo la vita a Maria Santissima.» Quanto a Gemisto, non se ne potè più sapere: s'era bandito da queste parti, e anche dal paese.
Passato l'inverno, tornammo alla Briga e in primavera s'affrettaron le nozze.
Una mattina di maggio - era di domenica - Testabianca - così la chiamammo dopo la disgrazia - si stava abbigliando da sposa per andare in chiesa.
A fare un po’ di festa in fine della cerimonia, s'era invitati d'amore e d'accordo parenti e amici. Di provvisioni non si mancava: un capretto intiero arrostito, e del fritto, latte, formaggio e fichi secchi, oltre un barile di vino per annaffiar gli stomachi. Insomma, della grazia di Dio a iosa.
Sansone allegro si recò dal parroco per fissare l'ora; ma non appena partito, che ecco trafelata Maddalena, madre di Rosalba.
- Non sapete niente?
- Che c'è egli di nuovo?
- Mi posso confidare?
- Oh, come tra noi!
- Brutte nuove. Sentite. Gemisto ronza in paese, e temo di qualche scenata con Sansone.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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