Andiamo!
Anche il vecchio si alzò e uscì dal pecorile.
D'improvviso Ginepro si mise a gridare:
- È lui, disgraziato! Lui!
- Chi dunque? - chiese Pelacane, rimasto ad dietro.
- Gemisto! O che se’ cieco?
- Ma come? Come? Egli quassù, dopo tanto tempo?
- Eccolo là; vedi la sua ombra?
Il pastore avea gli occhi stralunati, i cernecchi ritti, le braccia sollevate; parea fuor di sè. Continuava a guardar fisso, su per la landa, come atterrito; poi seguitò:
- Non l'avrei creduto capace di tanto; chi si ricordava più di lui? E ohimè! ora è di nuovo in queste piaggie.... Che disgrazia! Oh, non m'inganno davvero! Qualche nuovo malanno ne minaccia, e forse tra poco. Dal giorno delle nozze ad oggi, nulla o quasi s'era più saputo di lui: chi lo diceva impazzito, chi assicurava averlo veduto ramingo in paesi lontani, e chi invece avrebbe scommesso l'anima che egli era morto. Invece, eccolo nuovamente qui a darci forse più dolorose tribolazioni. Oh, adesso comprendo le paure di Rosalba in tutti questi giorni. L'avrà forse veduto, o qualcuno glie n'ha parlato, o forse.... Povera donna, quante persecuzioni e amarezze per causa di quel ragazzaccio! Non ci mancava altro!... Lo giurerei, ch'ei va errando per la pendice.... - E, pallido, spossato, senza più punto darsi pensiero della comitiva, rientrò nel chiuso.
Noi avevamo preso l'erta.
- Temo che abbia smarrito il senno - osservò il dottore - ; abbisogna di pace, poveretto!
E Pelacane caloroso:
- Perduto il senno? È più savio di noi tutti. Oh, guardino lassù; c'è qualcuno che s'inerpica come gli scoiattoli.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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Ginepro Pelacane Rosalba Pelacane
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