Le pare?
- Sei tu che intendi sempre a rovescio; o che male ci sarebbe del resto, ch'ella avesse incontrato l'ombra?
- E l'avesse pur baciata? - aggiunse il vicino - L'ombra è.... ombra.
Più d'uno se la rideva; ma la celia inasprì la bizza di Pelacane, che non disse più parola; per lui il toccar certi argomenti era una specie di sacrilegio.
Intanto il cielo si metteva davvero al bello, e la nebbia si dileguava allo spirare d'un'auretta acuta e pungente; la vetta era ormai poco discosta. Il mare, in lontananza, appariva in tutta la sua distesa, lucido e nereggiante, e sotto di noi, a destra e a manca, una scena svariata di monti, di vette, di picchi e di burroni.
Toirano risaltava nell'ima valle, solitario e mesto.
- Ci si promette una bella sera - dissi guardando il cielo.
- Zitti! - gridò il dottore.
CAPITOLO XII.
A piè del picco - Disperazione di Gemisto - Suoi casi.
PELACANE chiamava con gran voce Sansone.
Silenzio.
Poi gridò con ugual forza il nome di Rosalba; invano.
- Il vento sperde il suono - osservò -; da questa parte la nebbia è svanita e il cielo sembra uno specchio. Osservino che mare! Una vista incantevole.
La delusione ci rendeva perplessi.
- Zitti! si sente discorrere.
- C'è gente.
- Pare anche a me.
- È vero.
- Siamo a piè del picco: quale altezza!
- Un salto mortale.
- C'è proprio qualcuno; sentite?
Pochi passi, e svoltammo.
Oh, lo spettacolo!
Sanguinoso e boccheggiante, un infelice giacea lungo disteso sul terreno; vicino a lui, pieni di compassione e tristezza, Sansone e Testabianca.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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Pelacane Gemisto Sansone Rosalba Sansone Testabianca
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