I Benedettini - Ricordi amari.
Son passati molti anni dalla morte di Gemisto, ed è una bellissima domenica di settembre; un cielo diafano e cristallino spande ovunque influssi maliardi.
Tutta la mattina ero andato vagando su per la sassosa e cinerea pendice del monte San Pietro, a’ piè del quale il Varatella, riottoso e spumante, scorre in un letto angusto, ingombro di ciottoli e di sassi moltiformi. Assorto in mille pensieri, fra que’ luoghi impervii, così noti a’ miei compaesani, io mi sentiva riconciliato con me stesso e quasi felice in quel silenzio alto della natura. Laggiù, allo sbocco della valle, le acque turchine del Mediterraneo, sulle quali il sole dardeggiava fasci di luce abbagliante, che si riflettevano sull'elemento mobilissimo, simili a oro liquefatto, trasformandosi incessantemente in lunghe e tortuose spade per fondersi a un tratto e sciogliersi in una sterminata superficie di fuoco.
Che commozioni sublimi, che immagini care, quali e quante memorie, antiche e nuove, su per queste balze! Come narrare i monologhi intimi, le sensazioni fervide e strane, le scene sospirate di pastorali romanzi? In simili momenti lo spirito a poco a poco si dimentica della terra e, transfuga inconscio, si sprofonda negli abissi opalini del firmamento, ne’ recessi misteriosi e inarrivabili dell'eterno e dell'infinito. Divina e ammaliatrice è la natura nella sua maestà; essa attrae con forza incoercibile e arcana: il tempo passa, fuggon le ore, gl'istanti volano; l'anelito si converte in preghiera, gemito dell'anima verso l'Amore eterno, vita e mente del mondo,
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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