- Soavi, angeliche note, a che venite a cercarmi nelle dolorose mie tenebre! Fatevi udire lą dove sono uomini meno indurati di me. Ben io intendo il vostro messaggio, ma mi manca la fede; e il miracolo č il figlio prediletto della fede. Io non oso levare la mia mente sino alle sedi donde mi viene la propizia novella; e nondimeno, avvezzo da miei teneri anni a questi suoni, io mi sento conciliare alla vita. Un tempo, nell'austero riposo della domenica, scendeva sino a me il bacio del divino amore. Dalla piena armonia delle squille mi uscivano non so che incogniti presentimenti, e nell'orazione era un'ardente diletto. Un fervore, incomprensibilmente sorto, m'invogliava d'uscir fuori a divagarmi per selve e per prati, ed ivi, versando dirottissime lagrime, io mi sentiva entrare in un mondo novello. Simili cantici annunziavano gli allegri giuochi della gioventł, i festosi diporti della primavera; ed ora queste rimembranze, ravvivando in me il sentimento della fanciullezza, mi rimuovano dall'ultimo, irreparabile peso. Oh, tornate a risuonare, inni soavi e benedetti! Ecco, le mie lagrime scorrono, e la terra mi ripossiede»(7).
Nondimeno, sotto le scure e modeste navate del tempio lo spirito soffre amarezze affannose, l'umana miseria punge talora pił viva.
L'ombra misteriosa della volta, le fiammelle simboliche dei ceri, i canti liturgici dei sacerdoti, le preci querule delle moltitudini, i suoni mistici dell'organo, le immagini pietose dei martiri sulle tele e i volti rassegnati dei confessori, le sceniche rappresentazioni del rito e, insomma, quel tutto di pietoso, di terribile e di solenne, che nell'odore dell'incenso annunzia la presenza d'un Iddio irato e vendicatore, empiono l'animo di angoscie atroci, lo martellano, lo conquidono acerbamente.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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Iddio
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