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Avevamo preso la costa silenziosi, allor che s'udì il suono d'un corno.
- Mio marito! - sclamò turbata -; e si diede a correre.
- Addio!
Camminava attraversando cespugli, saltando con l'agilità d'un camoscio.
Anch'io scesi da quella parte per salutare il suo uomo; il quale sbucando a un tratto da un folto nocciuolo, veniva sorridente al mio incontro, quasi m'avesse aspettato. Rosa gli aveva già detto di me.
- Chi vedo! Come mai lei qui alla ventura?
In poche parole, ripetei il mio caso; ma, dopo avermi ascoltato, disse con amorevolezza:
- Ho piacere d'averlo veduto; però, se permette, vorrei darle un consiglio....
- Di’ pure, Giacinto.
- La sera scende, e la via è aspra e lunga.... Se non vuol essere sorpreso dalla notte....
- È quel che pensavo anch'io.
- Per noi è altra cosa; le capre pascolano al basso, e presto si riparerà nella gran tana, sotto il fianco del monte....
Rosa anch'essa, arrivata, ripeteva:
- È vero! È vero!
- Grazie, Giacinto; vado. - E, accennando alla compagna, aggiunsi in tono confidenziale: «Sei stato alla guerra, e ti guadagnasti la medaglia al valore;» di ritorno, hai trovato la pace e la felicità. Me ne rallegro con tutto l'animo: nessuno più di te era degno di cogliere la «rosa della montagna.»
E, strettagli la mano, presi risoluto la scesa.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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Giacinto Giacinto
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