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      CHI potrebbe raccogliere tutte le dicerie o storie divulgate, più o meno apertamente, sopra il Buranco? Conosciamo quelle di Antonio Pelacane, ornate di frangie da tante bocche, e confermate con tanta autorità dal vecchio Ginepro, che nelle vicende di Rosalba e di Gemisto ha creato l'epopea della leggenda: ma altre ne sono corse fra gli spiriti creduli, le quali vennero a concretare le fantasie paurose del passato, agitate di continuo da accidenti e fiabe in voga sino a questi ultimi tempi.
      Non tutti sanno la leggenda di Loano, nata e diffusa sottovoce, fra il sorriso degli scettici e le compunzioni dei poveri di spirito. E la storia del diavolo che faceva tanto allibire Pelacane, illustrata dalle allucinazioni del capraio o pastore.
      Ne fu protagonista un certo Domenico P***, miscredente e bestemmiatore solennissimo, al quale appunto per le deplorevoli sue consuetudini il popolo aveva dato il soprannome di Barabbin, quasi di nuovo o redivivo Barabba. Questi aveva messo su osteria e vivacchiava alla meglio; frequentata da poca clientela, penṣ di migliorar gli affari con aprire anche uno spaccio di olio, vino e altri simili generi: onde, contento di quel suo stato, passava i giorni senza cure e senza pensieri, di nient'altro curante che del mangiare, e sopra tutto del bere: nella quale vita durando, e in ispecie del cioncare, gli venne in fioritura un bel naso a ballotta, vera meraviglia de’ curiosi e cagion di marcio dispetto alle donne gravide, d'insinuazioni maligne e lazzi sconvenienti a’ monelli e scioperati.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





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