Non ci mancava che di menar tanto rumore. O vi pare? Un uomo che in vita non aveva fatto altro che bestemmiar Dio e i Santi; un uomo che nel suo negozio doveva essersi mostrato cosģ poco scrupoloso nel battezzar vino e pesar olio; un uomo che alla messa grande della festa, o ai vespri solenni, aveva costantemente preferito una partita a briscola o a tressette, e che, sul punto di render conto di tanti peccatacci al tribunale di Dio, respingeva con empietą scandalosa l'estrema unzione per berne ancora una mezzetta o un gotto; un tal uomo, certo non meritava pace nč di qua, nč di lą, essendo egli proprio crepato come un porco.
- Anatema! Anatema!
Adunque, indegno del camposanto. Chi finisce in tal modo, gli basta esser seppellito alla ceppaia di un vecchio albero. E, per l'esempio, occorreva battere con furia il ferro sin ch'era caldo.
Il campo solitario dei Mazzocchi divenne un teatro spaventoso. Ivi, di notte, apparivano fantasmi con faccie strane; ombre sinistre facevano udire parole e gemiti, e si vedeano lumicini misteriosi vagolare bizzarramente sulle sacre zolle.... Come si evocavano quegli spettri? Dove esisteva la forza arcana che sembrava animarli? Le male lingue ne attribuivano l'opera nefanda a gente di basso conio, vile, prezzolati vagabondi; ma i timorati torcevano il collo e guardando il cielo, rassegnati, sospiravano: «Cosģ vuole il Signore!»
- L'hai tu proprio veduta l'anima dannata?
- Se l'ho veduta! Era imbacuccata in una cappa bianca.
- Io ne ho viste due - rinforzava un terzo -; alte, squallide, andavano su trampoli, accennando con le mani.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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Dio Santi Dio Mazzocchi
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