«Fra questo buon popolino, ormai composto di
.... vegliardi, che al casto pensieroDella tomba gią schiudon la mente,
si trova chi asserisce con la maggior serietą che, nelle squallide notti dell'inverno, quando la natura, immersa nel pił profondo sonno sembra non dar pił segno alcuno di vita, lą sul dorso aspro e selvaggio di Peggia si vede sfilare lento e silenzioso uno stuolo di cappe bianche, simili a quelle della Compagnia della Morte. Ciascuno, tenendo in mano un cero acceso, procede lentamente.... Ed ecco bel bello sentirsi delle salmodie fioche, lamentevoli, prolungate.... e poi perdersi via via, e tutto alfine andare dileguando...
«Questo strano racconto mi ha fatto ricordare la scena delle ombre sul lunghissimo terrazzo dell'Abbazia di S. Lao, la notte fatale che Stefano Mori ed Elsort passarono fra quelle mura.
- Una schiera di monaci, in perfetto ordine, sfilava, a due, a due. Tutti vestiti di bianco, dalle lunghe barbe, le mani conserte al petto, incappucciati, silenziosi. Procedevano da destra a sinistra, facendo il giro, lenti, in tale attitudine di sofferenza da destar compassione. - Dieci, venti, cinquanta.... Chi li avrebbe potuti noverare? Passavano, passavano, passavano e, via via che prendevano la sinistra, giunti a un certo punto, sparivano, dileguavano.
Nei loro volti si leggevano i pił opposti sentimenti, le pił cozzanti espressioni. Quale versava lagrime abbondanti, quale atteggiato ad ira; chi batteva i denti come intirizzito; chi ruotava gli occhi spasimando, o rideva sconciamente; taluno pativa convulsioni; altri aveva sembianza di stolido; non pochi apparivano fieri e superbi; quegli veniva bestemmiando, questi malediceva o faceva atti osceni; i meno si mostravano raccolti e composti.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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Peggia Compagnia Morte Abbazia S. Lao Stefano Mori Elsort
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