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      Una limpida notte di maggio, svegliandosi a ora tardissima, ingannata dalla luce chiara della luna, credendo fosse giorno fatto, balza da letto, si veste e, messo il sacco in testa, lascia i bambini, avviandosi, sotto quello splendore scialbo, su pè viali del Castello. Giunta alla fontana dei Doria, si arresta piena di meraviglia; perchè? La scena più gradita s'era presentata al suo sguardo: una comitiva di belle fanciulle, chiacchierine e gioconde, stavano lavando panni e lini nell'acqua limpida, dicendosi tra loro le più liete cose del mondo.
      La buona donna si avvicina sorridendo e, fatto un grazioso inchino, così le saluta:
      - Buon giorno, ragazze belle; possiate esser sempre allegre e felici!
      - Grazie, brava donna, grazie! Dio ti benedica e benedica la farina del tuo sacco!
      - Obbligatissima, fanciulle care! Fortuna a voi!
      E la maggiore alzando la voce:
      - Mangia le nozze e non cercar la sposa.
      E tosto un canto a coro, che cominciava:
     
      Siam ragazze di buon cuore,
      A cui piace far l'amore!
     
      Lucrezia non ascolta più; in quattro passi è dal mugnaio, e picchia.
      - O comare, che volete a quest'ora?
      -Siete sordo? Non vedete che voglio? Affacciatevi. Ho portato il grano da macinare per i miei bambini.
     
      L'altro scese ed aprì.
      - Diavolo! Che v'è saltato in capo di farmi lasciar il letto a mezzanotte? Avete dunque scambiato la luce della luna con quella del sole? Me ne stavo così bene con la moglie!
      La donna insiste e anzi crede che lui, il compare, abbia smarrito il senno; dice e vuole si macini subito il grano: una mezz'oretta basta; così riporterà la farina a casa.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





Castello Doria