Dopo un accalorato proemio, la lettera continua:
«Senti or questa, avvenuta il 25 maggio 1712, sotto i consoli Giovanni Battista Bruna e Giacomo Lanteri.
«Era costumanza dei nostri agricoltori di celebrar la festa di Sant'Isidoro, lor patrono, il giorno secondo di Pentecoste. Finita la funzione religiosa, si radunavano nel salone del castello dei Doria, dove con licenza del principe era indetta una gran festa da ballo; che durava sino al mattino. Gli agricoltori vi accorrevano a frotte, baldi e allegri, vestiti nel loro costume e col tradizionale berretto rosso pendente sulla spalla.
«Quella sera, le danze, cominciate all'ora indicata, proseguirono animatissime; il sangue bolliva nelle vene a’ giovani, le fanciulle, strette nelle due braccia degli amanti, accendevano le febbri dei desiderî ond'erano elleno stesse invasate; e motti e frizzi e sospiri e scosse audaci; un «balla, balla!» Un «suona, suona!» da ogni parte. La mezzanotte era imminente... Ton! È il primo tocco delle dodici ore, la campana del Carmelo chiamava in coro i frati, quando un fortissimo rombo, come di terremoto, si sprigiona dai sotterranei del castello. Ch'è questo sconquasso? Si spalancano le porte, la sala è invasa da uno spirito folletto dal cipiglio sfrontato e protervo, un folletto con l'aspetto di Satana, seguito da una folla di streghe spudorate. Si levano urla, fischi, pianti e voci di terrore; l'ostessa di via degli Orefici, una bruna procace, sviene; i ballerini prorompon fuori, precipitano dall'orchestra il primo, il secondo violino e il contrabbasso: è un fuggi fuggi generale.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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