Ed ecco, in capo a due settimane, nell'alto della notte, mentre irrequieta la Dominica non riusciva a prender sonno, ecco, dico, apparirle l'Adele, tutta squallida e desolata.
- Ah! sei tu?...
- Son io.
- Hai mantenuto la parola.
- Avevo giurato....
- Ebbene, come te la passi?
- Una vita grama, sai, molto grama; e trasse un largo sospiro.
- O dunque come si sta ivi?
L'amica, titubante e costretta, le disse che, soltanto per venire a trovarla, aveva dovuto penare non poco; ma, quanto a’ particolari della vita di là, si schermiva con sospiri ed esclamazioni, riassumendo alla fine il tutto con queste parole desolanti:
- Si soffre,... si soffre assai; bisogna menar sempre, vita buona, bisogna. Ci pensi a tempo, chi non vuole soffrire!
Insistendo l'altra in particolari maggiori, l'Adele ne deluse il desiderio con la necessità di lasciarla.
- Addio, le disse; e per quanto hai cara la tua quiete, non lasciarti vincere dalla curiosità di guardarmi; volgi gli occhi in là: me ne vado.
Invero questa non era raccomandazione da farsi a una donna, in ispecie del carattere di Dominica la quale invece di volgere gli occhi altrove e di chiuderli, li aprì come due finestre, tenendo dietro all'amica; e mal gliene colse.
L'Adele si allontanava lentamente, penosamente, fra un nugolo di fiamme, che con lunghe lingue le lambivano il collo ed il capo; soffocati singhiozzi ne palesavano il duro supplizio. Fu un istante, la visione sparì.
Sparì, ma lo spavento della Dominica fu tale, che il domani fu colta da una grossa febbre, che l'obbligò a letto per più giorni.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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