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      «Dio mio - diceva seco stessa -, non vorrei che mi capitasse qualche disgrazia!»
      In questo momento le par di sentire poco distante un'eco lamentosa. Si volge all'ingiù, lungo il sentiero calcato, ed ecco apparire una lunga fila di ceri accesi, che lentamente salivano verso di lei; tra un salmodiare fioco fioco le par di scorgere un corteo o processione di cappe bianche.
      - Saranno i confratelli dell'Oratorio di S. Sebastiano, pensa; e, rassicurata, si trae in disparte e li attende.
      Vengon su, vengon su; i lumicini si fan più luccicanti, e sono ordinati in doppia fila; eccoli! son dessi! il salmodiare è pieno, lento e monotono.
      Ogni disciplinante porta in mano una torcia ed ha il cappuccio sul volto; ormai le son presso. Rispettosa, ma senza timore, s'avvicina al primo della schiera, e gli dice:
      - O anima buona, per carità, datemi un cero chè sono smarrita, e non trovo la strada.
      E l'altro:
      - Lascia stare chi non ti cerca, e và pe’ fatti tuoi.
      Ripete la domanda al secondo, al terzo, al quarto,... e ne ottiene la stessa risposta.
      Le cappe bianche seguitano incessantemente, sinchè arriva l'ultimo confratello, proprio l'ultimo della schiera, ch'era il priore. La povera Berta fa la sua domanda, ugualmente; e quegli con voce sepolcrale, porgendole un grosso cero, risponde:
      - Eccoti contenta; ma te ne pentirai.
      Berta ha il suo cero anche lei: la processione procede frettolosa, a gran passi, lasciandola indietro, e in poco tempo arriva alle volte e risvolte del monte; ancora pochi momenti, e scompare.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





Oratorio S. Sebastiano Berta