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      Quella è una sera mesta per tutti, una sera di pietà e di affettuose ricordanze!
      Intanto, dopo una parca cena, nelle famiglie si recita il rosario, e poi le donne s'affaccendano ad apprestare i morti, ossia a cuocere o zemin, ch'è un minestrone - mistura di fagiuoli, fave e ceci -, e anche semplicemente d'un di questi legumi, da distribuirsi il mattino seguente ai poveri. Quasi dovunque, è noto, nella mesta occorrenza, si usa offrire la fava dolce, o comune, faba vulgaris, originaria delle rive del Caspio, forse perchè il suo fiore, unico fra tutti, essendo nero, rappresenta meglio il lutto e la desolazione degli animi.
      Nell'andare a letto si tengono accesi i lumi perchè, secondo la credenza, i trapassati, ossia le anime, amando nella notte visitar la casa, si compiacciano del buon assetto e in specie degli affettuosi riguardi loro usati e della cara memoria in cui sono sempre tenuti. Si fa di più; se in casa v'è qualche letto disponibile o in serbo, le donne vi stendono i lenzuoli di bucato e li adornano della miglior coperta acciò i poveri morti vi si possono coricare a lor agio e godere così qualche ora di riposo nella quiete delle pareti domestiche. Chi poi non ne possiede alcun di serbo, prima di recarsi alle funzioni notturne, raccomoda il proprio, cambiandone le lenzuola, e non dimentica di lasciar sull'uscio il lume acceso.
      Ed ecco, alla mezzanotte in punto, un lungo e forte suon di campane invita i fedeli all'oratorio di S. Sebastiano, ch'è attiguo alla parrocchia; dove al tocco ha principio la recita del rosario pei defunti.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





Caspio S. Sebastiano